Un mattino di giugno del 2012 alle 9:30 inforcavo la Vespa Lucilla in curva dietro il Château de Vincennes. Indossavo il mio caschetto fighetto jet e procedevo leggermente in piega alla velocità vespisticamente supersonica di 45 all’ora. Andavo al lavoro.
Dietro portavo la Unasnob, anche lei col casco fighetto “per la Marta”, dato che era l’unica passeggera ammessa a bordo. Quella notte aveva dormito a casa e le davo un passaggio in centro.
Il primo mattino ha quel dono strano di fare da aggregatore ai pensieri dei giorni precedenti che, durante la notte, hanno lavorato e si sono scontrati e riamalgamati creando mostri.
Le paure, lo stress, i sogni, i film, i libri, i blog, gli amici, le storie: tutto si frulla mentre dormi, e poi restano solo dei vaghi ricordi.
La mente è un animale strano.
C’è gente che si ricorda sempre i sogni, li invidio molto. Io non ricordo i sogni, ma ho una particolarità che hanno anche molte altre persone: appena apro gli occhi, il puzzle dei mostri notturni si completa e pop! arriva un’idea, una soluzione, un progetto. Una cosa che anche non lo sapevo, stavo aspettando.
2 anni dopo che la mia vita si era sgretolata con una richiesta di divorzio inaspettata che mi ha fatta diventare non solo più matta di quel che ero già, ma anche parecchio instabile e depressa (bello, eh?). Quel preciso mattino di giugno del 2012 finalmente ho capito che cosa dovevo fare per non affogare. I miei mostri notturni hanno impiegato due anni per montare quel puzzle.
Giro leggermente la testa all’indietro mentre il manubrio, le ruote e il motore in accelerazione escono elastici dalla curva con quella velocità così perfetta che era un tutt’uno con la mia frase:
“Vado a vivere in un furgoncino della Volkswagen”
La Marta, che mi conosceva ma non era dentro la mia testa, non capisce:
“In che senso?” urla al mio casco socchiudendo gli occhi per il vento col suo splendido accento marchigiano.
“Mollo il lavoro, non mi piace.”
“E affitto la casa, non voglio più bollette né condominio. Mi stanno sulle palle quelli del condominio, sempre a chiedere soldi. Compro un furgoncino e vivo li dentro”
Marta mi lascia stare, aspetta che io metta a fuoco le idee e ne riparliamo, qualche ora dopo, quando esco dall’ufficio. Lei in quell’istante non sa, come non so neanche io, che non prenderò la patente per due anni e mezzo e che molte volte dovrà essere lei a guidarlo.
Ci sono dei momenti-cerniera, nella vita, dopo i quali niente è più come prima. In quei momenti vivi la catarsi di mille mostri notturni che convergono in un’unica idea che racchiude il tuto in un “basta”. Un momento che ridefinisce a coltellate un prima e un dopo.
Quell’istante ti rimane scolpito nel cervello ma non è statico. I tuoi mostri continuano a lavorare insieme a lui ogni singola notte dopo quel primo momento, e il suo ricordo comincia a prendere una piega blanda, fatta di formiche ammassate che lavorano e fanno un rumore piccolo e assordante e l’istante si adatta a quel che arriva dopo, come se si completasse dentro un contenitore in espansione. Si muove, vibra, ti gratta.
Le conseguenze di certi istanti catalizzatori sono totalizzanti.
Io con quella frase, quella conclusione, quella chiave di volta, ho messo le basi per quel che sono diventata oggi, ossia due anni e mezzo dopo. Quattro anni e mezzo dopo quel che avevo percepito naïvement come la fine della mia vita. Incredibile quanto possa farti male chi ami.
Ciao, mi chiamo Veronica e sono una nomade digitale minimalista
“Che vordi’?” si chiederà la maggior parte di voi. Una nuova fuffa? Si e no.
Diciamo che è una furbata per gente fuori di testa. Quindi adattissima a me.
Vordi’ che non ho una città fissa di residenza, lavoro molto online e ho pochi oggetti con me.
Tutte e tre le cose sono collegate e non posso abbandonare una delle tre modalità senza che ne risentano le altre due. Adesso sono in equilibrio o in pace chimica, come dicono gli scienziati.
Ma queste cose non si progettano a tavolino, sono conseguenze di un movimento interno più profondo. Al giorno d’oggi ci sono molte persone che raccontano molto meglio questo bisogno collettivo di libertà e semplicità: si chiamano minimalists e sono gente molto figa. Anche i nomadi si raccontano ispirando migliaia di persone, e si incontrano in tutte le città del mondo.
Ho scoperto il movimento dei nomadi tre giorni fa, e i minimalists ieri sera. Leggendo i loro blog e siti mi sono sentita a casa, per certi versi. Ma ognuno deve fare i conti con quello che è veramente. Non puoi decidere di diventare qualcosa solo per un trend. Non ce la faresti mai, devi avere un motivo molto intimo per cambiare.
Io, per esempio, sono veramente nomade nel mio spirito e nel mio modo di affrontare la vita. Fa parte di me.
Mentre invece non sono minimalista, mi piacciono gli oggetti e le collezioni. Io sono diventata minimalista per necessità fisiologica, proprio perché non potevo fare altrimenti. È stato soltanto dopo qualche anno e senza rendermene conto che ho capito che avere pochi oggetti ma buoni era molto più bello che averne troppi. Ma non escludo tornare ad avere una casa piena di begli oggetti.
La cosa strana di certi processi è che tu non li puoi definire né descrivere mentre ti succedono. Non ti viene neanche in mente di cercare di analizzarli o capirli, semplicemente perché non sei in grado di percepire e assumere coscientemente che tu sei in una fase di cambiamento. Tu sei occupata a sopravvivere, altro che analizzare.
Te ne accorgi dopo, quando ormai la frittata è fatta e la gente ti fa delle domande, tipo:
“Ma come fai con tutte le tue scarpe sul furgone?”
“Ma se stai via 4 mesi cosa metti in valigia?”
“Hai sempre gli stessi vestiti oppure ogni tanto compri qualcosa?”
“Dove ti arrivano le lettere?”
“Ma come fai col lavoro?”
“Come ti guadagni da vivere?”
Domande lecite che non mi sono mai posta, ma alle quali ho risposto naturalmente per necessità di adattamento a certe situazioni, e che analizzo adesso che è finito il periodo di cambiamento.
Quindi eccoci qui: le 13 cose
1) indirizzo. Il nomade ha dei problemi reali per quanto concerne la residenza fissa. Per moltissime cose devi avere un posto dove ti spediscono certi documenti, o anche solo un pacco se hai fatto un acquisto online. Molte cose puoi farle diventare nomadi insieme a te, tipo l’indirizzo di recapito per pacchi, ma il fisco ed il Comune vogliono che tu abbia un indirizzo vero. Io vorrei tanto avere la residenza su Lucio, ma non si può. Quindi adesso la metterò nella sede legale di Stiletto Academy a Milano.
Il nomade digitale minimalista deve farsi spedire tutto il possibile via mail, e pagare qualche m2 di sede legale da qualche parte. Anche se sono m2 virtuali da qualcuno, oppure una suite come fanno gli americani, va fatto.
2) il cambio stagione, ovvero i vestiti. Non si possono avere tutti i propri vestiti né tantomeno tutte le scarpe nel trolley da viaggio. Ho fatto una cernita accurata di vestiti estivi ed invernali che ho nei cassoni del furgone e li alterno. È stato difficilissimo disfarmi di certi pezzi, ma ce l’ho fatta e ho venduto molti dei miei vestiti al Mercantile. Con le scarpe non ho risolto e i miei mostri notturni stanno lavorando intensamente ad una scarpiera a vista nei muri interni di Lucio. Non vedo altre opzioni perché io con le scarpe ci vivo e le adoro.
Molte persone fanno “base” a casa dei genitori ed è anche la buona scusa per andarli a trovare per forza ogni tre mesi, dato che i nomadi non li vedono mai e i genitori si lamentano:
“Dove sarai a Natale?”
“A Bangkok, babbo”
“Chiamami ogni tanto!”
Story of my life.
Altri hanno sempre una casa in affitto che usano da deposito e base. L’ho fatto, è dispendioso e preferisco usare gli 800€ di affitto per fare cose più belle. Non possiamo essere schiavi degli oggetti a questo livello.
Per vestiti & oggetti è necessario avere una stanza da qualche parte, o un deposito con accesso illimitato. O un furgone. Io ho un furgone che ho trasformato grossolanamente in casa ambulante. Questa cosa del furgone per mollare tutto è tremendamente di moda, adesso, quindi sto scrivendo un romanzo sulle mie avventure a bordo. Per ora si intitola “La ragazza del furgone“. Ma col furgone devi diventare minimalista, quindi passo 3, dolorosissimo:
3) Disfarti del 60-80% dei tuoi oggetti. Nel blog The Minimalists spiegano il concetto del “packing party” che consiste nell’inscatolare TUTTA la tua casa, mobili inclusi, e tirare fuori solo e soltanto le cose che usi veramente durante 3 settimane. Poi regali e vendi il resto e rimani a casa ma più leggero. Funge, io l’ho fatto senza nessun piano o strategia ma solo per necessità nel furgone, ed è stato molto logico.
Non dico che sia bello e che sia una filosofia di vita che io apprezzi particolarmente dato che mi piacciono le case e i piattini, ma la mia vita nomade di questi anni me lo impone, quindi mi adatto. Ho lasciato il mio tavolo Tulip nel deposito di un amico e cerco chi lo accolga per qualche mese/anno finché non potrò recuperarlo. Mi spiace vederlo smontato e non voglio dare fastidio, e non voglio neanche venderlo. Tutti i mobili della mia ultima mansarda li ho venduti ad un’amica e ho regalato elettrodomestici, accessori e oggetti fighi a babbo e sorella. Quel che resta lo spaccerò con un decluttering party a Milano a marzo. State tunnate, c’è anche il mini frigo per le cremine.
Per disfarti degli oggetti inutili fai un packing party e usa i soldi delle vendite per comprare oggetti utili e dispendiosi che valgano davvero la pena nella loro funzione. Dopotutto io sono una gallina e amo lo shopping, solo che adesso lo faccio con una nuova coscienza, e poche volte l’anno.
(Ma come sarò brava a raccontarmi le frottole sullo shopping, eh?)
4) Minimal anche per il beauty. Questa è difficile.
Sono una donna + influencer = tonnellate di creme, sieri, shampini e smalti in regalo.
Non so se potreste immaginare lo stato del mio bagno nella mia ultima casa: c’era non solo il frigo per le cremine, ma anche gli scaffali lunghi 2m per avere bene in vista tutti i miei prodotti preferiti. Certuni li usavo poco, tipo ogni due mesi. Ma quel “ogni due mesi” aveva un senso. Ogni due mesi, quella sera o quello specifico mattino, io avevo bisogno di indossare, si: indossare, quell’olio alla camelia sui capelli. O quella crema corpo, non le altre.
Come ho fatto? Ho imballato tutto e mi sono tenuta solo i prodotti che uso veramente nella mia routine giornaliera. E gli elettrodomestici che uso per attuarla, ossia spazzole viso, grattini per i piedi, piastra, phon.
Fai un Beauty Party per tenere la routine giusta e regala il “ogni due mesi” alle amiche: te ne saranno grate forever e non ti negheranno una doccia (lo capirai al punto 8).
5) Il posto di lavoro. Perché anche se sei nomade, non vivi d’aria e vedoggente. Devi fare cose, ossia lavorare e fatturare. E chi dice lavorare dice posto di lavoro. Be’, come dire… è vero che i nomadi fighetti escono e vanno a lavorare negli Starbucks. Io se devo preparare una presentazione grafica mi metto a tavola o a letto, dato che viaggio in posti quasi sempre isolati. La maggior parte del tempo rispondo alle mail dall’iphone. Dicono che sia utile avere un posto prestabilito per mettersi a lavorare, per avere una certa discipina, e io ci credo. Il grande rischio per la gente come me è la deriva “cazzeggio” sui social. Noi stiamo sui social per passione e reale interesse, a il nostro navigare è anche proficuo al nostro lavoro. Io costruisco, giorno dopo giorno, la mia reputazione online raccontando le mie avventure. Il rischio è perdersi 3h su Pinterest mentre in realtà dovrei studiare per la patente. Ahem.
Non ci sono regole, solo onestà con te stessa. Se sei proficua su un’amaca, allora resta sull’amaca.
6) Come fai a lavorare online? Come guadagna un nomade digitale? Questa domanda può avere mille risposte. Chi è nomade digitale ha un lavoro che può essere fatto dal computer o smartphone. Ci sono anche i nomadi stagionali per vendemmie e raccolti vari. Io per esempio ho solo 3-4 mesi di lavoro “fisico” in Italia, suddivisi in due periodi ossia primavera ed inizio autunno. Per il resto dell’anno organizzo i miei eventi da dove voglio, connessa. Adesso sono a letto col pc sulle ginocchia e guardo la pioggia sulla Sierra argentina dalla finestra mentre scrivo questo post e preparo delle idee di stand per uno sponsor del Tour con un gioco che sono certa adorerete.
Non è obbligatorio lavorare, puoi benissimo prendere l’eredità di tua nonna e fare la nomade in giro per il mondo. Però io adoro il mio lavoro, è una Missione. Non cambierei niente nella mia vita, neanche se avessi ereditato centomila dollari.
La gestione dei soldi all’estero non è facile. Se hai un conto in Italia, consiglio le banche che permettono di fare movimenti senza conferme via sms, ma con un generatore di codice. Ed è importante avere un buon rapporto con lo staff e che risponda sempre a mail e telefono. Hai presente essere in mezzo alla Sierra e non riesci ad accedere al tuo conto?
Scegli bene la tua banca. Le banche adatte ai nomadi non sono molte, e nessuna ha ancora creato un format ideale per noi.
7) Mangiare e nutrirsi bene. Aya. Chi fa molte trasferte di lavoro lo sa fin troppo bene: mangiare è un piacere e una scoperta se sei in un posto interessante e hai tempo, ma diventa un delirio se sei in giro con treni e aerei. Va a finire –non scherzo- che mangi sempre il panino nelle stazioni mentre cambi o aspetti un treno. E mangiare nei bar non è molto salutare. Adorerei dei posti fighi dove ti danno l’insalatina di lentcchie con la rucola e gli smoothies con frutta vera senza zucchero. Ma non succede ovunque. E non sempre, se li trovi, hai un budget giornaliero che ti permetta di mangiare come vorresti. Soprattutto in Europa o US. È però più la prima che la seconda, io cerco di spendere bene in cibo per un semplicissimo senso di colpa verso il mio culo.
Vai al supermercato e cerca di farti da mangiare da sola, o compra roba del super che puoi consumare in treno con l’aiuto di un mini kit chic, ossia posate piatto e bicchiere. Aboliamo l’usa e getta, vergogna. I giapponesi vendono roba fighissima che rientra nella categoria “decluttering verso oggetti utili, fighi, durevoli e carissimi”.
8) Igiene: doccia, pipì & companì?
Quando sono in giro approfitto al massimo dei bagni e Spa degli hotel. Mi capita ancora più spesso di squattare divani di amici e i loro bagni. Il beauty da doccia deve essere fatto bene, sennò finisci per usare la loro roba e non è carino e magari manco adatto alla tua pelle.
Quando sono nel furgone la cosa si fa durissima: Lucio non ha la doccia. Ha un lavandino per lavare le tazzine da tè, e per la routine viso ascelle e denti la mattina. Ha anche un WC portatile per le emergenze, ma non ha una doccia perché non ho saputo costruirla smontabile (se le cose “camper” non sono smontabili, dovrei omologarlo e non voglio). Per adesso ho squattato da amici che abitavano vicino al mio parcheggio -preparatevi raga, Lucio trova parcheggio SOLO sotto casa vostra, ha il radar- ma ho anche pensato alle docce delle aree autogrill come ultima spiaggia, oppure un ingresso in palestra. Per quanto riguarda la palestra ho appena mandato una bella mail al marketing di Virgin Active per uno sponsoring o partenariato del Tour. Secondo me ci sta tutta, ma non so che spirito abbiano nel loro marketing.
Non ho un consiglio valido, per il momento. Si accettano suggerimenti e inviti a casa vostra per la doccia. E saluto i miei troll che si divertiranno a darmi della poraccia e sporca. Vi bacio. Per fortuna faccio il Tour in una bellissima catena di hotel, quindi passeremo tutti i weekend in hotel 4 stelle con SPA per tre mesi. Giaoh raga.
9) Dove mettere il furgone mentre non lo usi? Eeeeeh. Adesso sono in Argentina e Lucio è nel parcheggio della stalla di mia zia in Toscana. Dopo il Tour non lo lascerò da lei perché non è giusto e non ho idea di dove parcheggiarlo, allora ho pensato che potrei prestarlo/affittarlo a qualcuno che ne abbia bisogno per vivere o lavorare. O per lanciare una startup.
Candidatevi, ma solo se lo amate follemente e non avete paura di guidarlo a 80 all’ora, che è tipo velocissimo.
10) The importance of la routine giornaliera.
Quando nella tua vita non hai molte costanti come il TUO letto, la TUA cucina, il TUO bagno, il TUO ufficio, devi crearti dei punti fermi. Se non hai costanza con i luoghi, crea costanza con orari ed azioni. La mia routine si suddivide a seconda del continente e del periodo lavorativo dell’anno, ma certe cose rimangono sempre le stesse: routine viso la mattina, poi lavoro al PC fino alle 15 e lavoro pratico o cazzeggio il pomeriggio.
Alzarsi la mattina è importantissimo, altrimenti dormi troppo e diventi uno zombie al di fuori della società. Perché va bene essere nomade, e va bene essere minimal, ma non è che non vivi in società: sei umana e devi interagire.
11) Lo stile. I nomadi ed i minimalisti hanno una cosa in comune, di solito: la mancanza di eleganza. Soprattutto i nomadi, perché viaggiano con lo zaino. I minimalisti in genere sono mossi da un concetto che abbraccia per difetto un’eleganza alla giapponese che fa diventare tutto molto bello esteticamente. Anche nel vestirsi.
Il nomade invece va in giro con tshirt e scarpe comode da ginnastica. Sciattone.
Mi sono sempre rifiutata, mentre viaggiavo in giro per il mondo, di vestirmi da “backpacker”. In Tailandia avevo un look fighissimo vintage da città che mi dava un senso di decoro e di rispetto e mi sentivo in pace. Perché il piattume omogeneo dei backpacker è a mio avviso offensivo, è quella cosa che fa la differenza fra un turista e un viaggiatore. Il turista con ciabatte anche in centro è uno schiaffo alla decenza. Quindi stile, sempre.
Definisci il tuo stile vestimentario e scegli pochi pezzi ma buoni, da combinare insieme. Pensa anche alla loro praticità e facilità di lavaggio e asciugatura. Pochi pezzi semplici con degli accessori intelligenti e stilosi fanno la differenza.
12) Stay focused. Essere costantemente in viaggio, oppure istallarti da qualche parte per due o tre mesi e poi ripartire, ogni tanto possonA me è successo soprattutto all’inizio perché non sapevo esattamente dove stessi andando, stavo piuttosto scappando. Altre volte ti viene voglia di restare li in quella spiaggetta paradisiaca e mollare i tuoi clienti in Europa perché ti lasci andare e ti dici ma no, ora apro un chiringuito qui e vafffa. In quei momenti è importante ripassare mentalmente le tue tre ragioni di vita, e le azioni che hai stabilito di mettere in atto per poterle portare avanti. Perché non si va da nessuna parte senza una forte motivazione, una missione, e un piano efficace per metterle in atto.
Quali sono le tue priorità nella vita? Scrivile!
Per me sono:
- viaggiare
- amare
- mangiare
Non per forza in quest’ordine, e meglio se tutte insieme e in compagnia. E no, eat pray love non c’entra. Tipo: degustazione thai fusion in un’isoletta paradisiaca col mio fidanzato. Tadaaaan: perfezione dei 3 punti.
Trovatemi di meglio e ne parliamo.
Di cosa abbiamo bisogno per poterlo fare? Di guadagnare dei soldi facendo un lavoro che ci piaccia. E da li tutto il nostro life model con furgone, minimalismo, etc. Il tutto parte da un semplice concetto: non sempre devi stare in unufficio in una città per guadagnarti da vivere. A volte basta un iphone.
13) leggi e fatti ispirare da gente che fa cose, mantieniti sempre informata. Da quando sono nomade ho imparato molto da altre persone online. Da sola non avrei fatto manco la metà delle cose che ho portato a termine. Internet offre una cosa bellissima che è poter condividere quello che fai e come lo fai, e prendere spunto da quello che fa altra gente per migliorare te stessa. Essere connesse è la cosa più importante in assoluto.
Diventa devota del Dio della 3G. Serve sempre ed è l’unico Dio dei nomadi digitali.
Ecco chi mi ha ispirata negli ultimi 3 giorni:
The minimalists: 2 amici, 2 rivelazioni diverse e pochi mesi dopo un movimento di 4M di persone.
20 liter life: la vita con 20 litri di bagaglio. Fatto benissimo, consigli TOP.
Colin: è figo, fa lo scrittore blogger nomade e si sa vendere benissimo. Look & learn.
Yongfook: nomade ma con una classe invidiabile. Altro che zaino e calzini lerci.
Nomad list: analizza i costi di vita e la velocità web in molte città del mondo. UTILISSIMO.
Come potete notare, i nomadi sono quasi tutti uomini. Ho sempre incrociato molti più uomini che gruppetti di amiche durante i miei viaggi in Asia o Africa. Per i nomadi credo che il ratio si ancora più alto, dato che noi donne facciamo per istinto naturale delle scelte di vita legate alla territorialità e il desiderio di maternità. Non a caso io sono sterile.
Per essere una nomade minimalista connessa devi avere un’igiene tecnologica non indifferente e ben studiata. E una connessione stabile che in certi posti del mondo non hai. In Italia mi muovo con la “saponetta” della TIM che va e non va, ma è meglio di niente per l’air. In altri paesi compro o noleggio SIM e non bado a spese per la connessione. Qui in Argentina ho dovuto sottoscrivere un abbonamento obbligatorio per due anni a 36,6€/mese e che questo mese è aumentato a 41€. Qua gli operai guadagnano fra i 350 e i 700€ almese, per capirci. A Parigi, dove guadagnavo in media 3000€/mese, pago tutt’ora 30€/mese per internet, telefono gratuito a tutti i fissi del mondo e volendo TV via cavo, che non ho installato. In Giappone noleggiavo la mia SIM col 3G a velocità idilliaca anche a bordo dello Shinkansen a 300 km/h per 15€ al giorno.
Ma non solo si tratta di avere i devices giusti con una buona connessione, la loro alimentazione è fondamentale ed è sempre un problema. Io ho un iphone e quindi ho sempre la batteria aggiuntiva. Non dimentichiamo, poi, il backup sia fisico in hard disk che virtuale online.
OMG, devo fare il backup!
FAQ:
+ Ma fai il decluttering party anche per tutte le cremine e shampini?
Si, ho cumulato troppa roba e le creme hanno una data di scadenza. Venderò/regalerò tutto insieme a Milano a marzo, vi avverto per tempo se volete passare.
+ Voglio adottare il tuo tavolo Tulip, come faccio?
Mettiamoci d’accordo e passi a prenderlo.
+ Voglio fare da babysitter a Lucio, come faccio?
Mettiamoci d’accordo quando riparto e passi a prenderlo.
Wow, quanto mi rivedo in te! Ho letto fino alle 13 domande e ora devo prepararmi a uscire. Leggerò il resto nel bus.. con avidità! Peccato essere così lontana dai tuoi itinerari italiani.
Ciao mito! ^___^
[Alle 13 cose…….non domande! Scusssa! O.○]
Ciao ho letto tutto di un fiato il tuo articolo e lo trovo davvero interessante e generoso. Io non sono nomade dentro, lo sono stata tanti anni in tournée teatrale ed a un certo punto ho sentito l’esigenza di mettere radici, non c’è la facevo più a stare dentro gli alberghi, a mangiare solo al ristorante, poi il problema delle tournée è che stai sempre con la stessa gente…. Due cojoni. Volevo dirti che se passi per Roma mi piacerebbe conoscerti, ho da poco aperto una libreria per bambini, e sto cercando mille soluzioni avviarla. Se tu riesci a lavorare online, ci devo riuscire anch’io, ma tu di preciso che lavoro fai? Se passi per Roma squillami! Sei una forza della natura, ti stimo, è bello saperti in giro per il mondo
Ciao ragazze,
non credo che l’essere nomade sia una condiizone vita natural durante. Siamo persone e in quanto tali, la nostra natura ci fa stare bene in società. I popoli nomadi lo facevano solo per cause climatiche, ossia per necessità anche di seguire il cibo. Non sono sociologa né antropologa né ho mai letto libri sull’argomento, quindi parlo epr chiacchiere da bar. Se qualcuna ha studiato, posti un commentone pedagogico che male non fa!
Per tornare al nomadismo contemporaneo: è il risultato di una saturazione psicologica del vivere in città. Il risultato della società di consumo. Come lo spiegano bene i due ragazzi Minimalists, a un certo punto ti accorgi che soldi e oggetti placano la tua ricerca, ma l’effetto dura poco. Pochi mesi prima di mollare tutto mi ricordo avevo comprato un casco carissimo, delle cuffie pazzesche e un golfino di cachemire. Tutto nella stessa settimana. Mi mancava qualcosa e non la trovavo.
Capiamoci: i begli oggetti sono begli oggetti e hanno ragione d’essere. A me i miei caschi piacciono da morire,e le mie cuffie pure, uso tutto quanto spesso.
Il problema è la confusione che si crea intorno al potere terapeutico che gli oggetti non hanno.
I minimalisti sono persone sature, che hanno toccato il fondo ed hanno bisogno di liberarsi di tutto per respirare ancora. Ma c’è una zona vastissima di vie di mezzo, se avete una casa hce puo accogliere sia voi che i vostri oggetti, non sarei così draconiana.
È sempre d’ispirazione leggere persone agli estremi per trarre spunto per le nostre vite, ma come dicevo nel post, non puoi diventare quelloc he non sei, forzandoti. Quindi direi SI a un mini decluttering (ossia liberarsi del superfluo), ma con misura.
A Lucca mentre svuotavo casa ho buttato una felpa in fantasia Liberty edizione speciale comprata da Uniqlo a Tokyo e me ne sto ancora pentendo!
io mi prenoto già per il beauty party di marzo! :)
Ho sorriso per tutto il tempo. Ad un certo punto ho anche fatto una piroetta. Ho sentito il potere del vento.
Io nasco nomade. Senza padre e con mamma in giro, venivo lasciata qua e là. Ho cambiato città, case, scuole, non ho mai avuto amici. Tranne una bici bianca che per me era un cavallo.
Ora? Sono una cozza sullo scoglio. Mi attracco e cerco d resistere alla tempesta. Poi mi godo il sole e osservo la gente. Io lì sulla mia roccia. Da sola.
Vorrei avere la capacità di prendere e reinventarmi e la cosa di cui ho più bisogno. Mi creo situazioni e subito dopo mi annoio, mi stanno strette. Vorrei buttare all’aria tutto e andare. Vorrei vedere se muovendomi di più un posto per me c’è davvero.
Solo una volta ho detto basta, ne avevo 17 di anni. Però è stato forse l’inizio della fine… dato che lo scopo era quello di diventare una stronza acida.
Le cose le collezioni anche io. Ma poi mi alzo una mattina e le butto via e ricomincio. Quello che vorrei fare della mia vita.
Te secondo me hai semplicemente imparato una cosa difficile e banale. VOLERSI BENE.
Spora se abbandoni cremine fighe nel mio bagno a Torino ti offro divano e doccia a volontà :)
Belli i siti che hai consigliato, adesso però mi ha fatto venire voglia di leggere un tuo post sull’abbigliamento da backpacker fashion perché a me proprio non riesce: in vacanza mi trasformo in modalità sciattona maglietta-shorts-infradito!
Spora, se ti capita di dover passare qualche giorno a Salerno sei la benvenuta in casa mia.
Io non sono minimal nè nomade, tutto l’opposto, se mai (anche perché sono dotata di 2 figli, molte borse e accessori, annessi e connessi). Ma se un giorno dovessi scappare o soltanto allontanarmi volontariamente per un po’, so dove prendere ispirazione e consigli.
Un bagno e una casa confortevole da me ne trovi sempre, x te e x il tuo uomo. Sto tunnata SEMPRE!
Mi candido per far da baby sitter a Lucio! *-*
Devo dimostrare di saper cambiare il pannolino? (ops… le ruote!) :D
@Giulia si! c’è una 3gg di “passation” ossia che vieni con noi cosi ti spieghiamo tutto e capiamo se ci possiamo fidare per lasciartelo con l’assicurazione a mio nome (facciamo anche un contrattino di comodato d’uso).
Carissima, sai che a Vicenza hai camera e bagno sempre desponibili e anche tanto amore per Felipe.
Averei bisogno di serie lezioni di decluttering (conservo una tragica eco-pelliccia color oro puri anni ’80 e non mi è mai piaciuta), mi dedicherò con impegno alle letture che ti hanno ispirata.
baci
Ciao Silvia! LA PELLICCIA DORATA OMIODDIO OMIODDIO LAVOGLIOOOOOOOO!
(scusa, scusa, ho avuto una ricaduta)
Io sono diventata quasi-minimalista per caso, complice un trasloco in una casa in piena ristrutturazione. Sono rimasta per mesi con quasi tutti i miei averi negli scatoloni, potendo tirare fuori solo il necessario.. quando è stato il momento di disfare le scatole ho buttato via, regalato o venduto gran parte di quella roba..e fidatevi, ci si sente da dio, diventa quasi una droga!
Io sono quella che si ricorda tutti i suoi sogni. Minimalista per necessità, nomade solo quando veramente esaurita. Grazie per aver condiviso queste ispirazioni. Grande, come sempre!
Mi casa es tu casa, e sarei felice di coccolare Lucio, anche se forse hai già trovato la soluzione migliore, al solito.
Chau guapa.
spo’, non c’entra niente ma stamattina – chissà perchè – mi sono svegliata con un pensiero: ma quando sarai in tour, ospite degli alberghi piuffighi e Calo farà le foto, che ne sarà di Felipe?!?!?
Ciao Fra! Felipe dovra dormire nel furgone, in hotel ci stiamo solo i weekend. Chiederò ogni volta dal vivo se magari puo entrare, ma anche se è pulito e educato, dubito :-(
E invece i Best Western sono pet friendly, evviva! Ti danno la cuccia e persino i sacchetti, e hanno il telefono della guardia veterinaria. Geniali! <3 <3 <3
Ormai molti alberghi li accettano (soprattutto se di piccola-media taglia). credo che l’importante sia che non abbai se voi non ci siete… speriamo!
Ciao, io sono sempre stata un po’ in giro e il decluttering manco lo faccio… perché non compro nulla, mi regalano tutti le amiche che ingrassano o cambiano l’armadio (eheheh).
Ora vivo in Scandinavia, in una casa di 24mq col mio compagno. No problem di spazi.
Secondo me il problema di voi minimalisti è che avete avuto troppi soldi nella vostra vita e non sapevate cosa farne. Per essere felici nella vita ci vuole una missione in cui si credere e non vivere troppo negli agi. Tuttavia, alla fine, anche a fare i nomadi chic bisogna averci i soldi o le case lasciate dalle zie… o sbaglio?
Ciao e buon viaggio!
P.S. Io adoro tutte le stagioni e l’estate a oltranza non la sopporto!
P.S. del P.S. Secondo me stavi moooolto meglio del tuo colore naturale.